Il Tar di Potenza ha accolto il ricorso contro una delibera della Giunta Regionale della Basilicata che ha negato il permesso per la ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi nel comprensorio di tredici comuni lucani, tra cui Palazzo San Gervasio, da cui il permesso di ricerca prendeva la sua denominazione.
La Giunta Regionale negò il permesso sulla base di sei motivi:
- esso riguardava “aree di pregio storico-naturalistico e di valenza socio-economica”, legato alla produzione viti-vinicola di pregio, ricco di acque minerali e termali e con centri storici a vocazione turistica;
- vi erano già stati sull’area titoli minerari e permessi di ricerca, i quali avevano del resto riguardato “più della metà del territorio regionale”; tale circostanza, a giudizio della Giunta Regionale, avrebbe ulteriormente creato vincoli alla programmazione ed al governo del territorio, non solo “per l’impatto diretto delle operazioni di ricerca”, ma anche “per gli interventi legati al rinvenimento e conseguente sfruttamento dei giacimenti”;
- esso contrastava le finalità di protezione dell’ambiente, le quali costituivano “obiettivi primari ed ordinari della gestione del territorio”, e tra le quali doveva senz’altro comprendersi il “contenimento del consumo di suolo in ragione delle esigenze ecologiche, sociali ed economiche dei diversi territori”;
- contrastava anche con il Piano energetico regionale, il quale prevedeva la progressiva riduzione dell’utilizzo dei combustibili fossili;
- vi erano state numerose manifestazioni di contrarietà da parte di cittadini, comitati e Enti locali;
- da ultimo, lo sfruttamento degli idrocarburi doveva essere “inserito nell’ambito di una visione complessiva di programmazione e sviluppo”.
Il Tar Basilicata accoglie il ricorso sulla base di un’argomentazione estremamente lineare: la delibera della giunta regionale è manifestamente illogica e contraddittoria nel momento in cui non considera i pareri positivi dati da enti dell’organizzazione statale, come la Soprintendenza ai beni archeologici della Basilicata, come da propri uffici, i quali avevano non solo avevano dato parere favorevole al progetto, ma vi avevano già imposto limitazioni e vincoli, finalizzati alla tutela di quegli stessi beni e di quegli stessi interessi che la giunta regionale poneva a fondamento della propria decisione.
T.A.R. Basilicata Potenza Sez. I, Sentenza 25 giugno 2015 n. 325