L’undicesima edizione del Convegno annuale dell’Università dell’Aquila sugli usi civici è iniziata, dopo i saluti del Presidente della Corte d’Appello, del rappresentante del Comune dell’Aquila e del Presidente dell’Ordine degli Avvocati dell’Aquila, con la relazione di Fabrizio Marinelli, creatore del centro aquilano e suo direttore insieme a Fabrizio Politi.
Marinelli ribadisce come l’ingombrante tradizione romanista abbia reso assai difficoltosa la comprensione da parte dei civilisti odierni della realtà dei diritti collettivi, relegati, prima che dalla legge dalla stessa dottrina ottocentesca, nel costrittivo nome di “uso civico”. Una tendenza cui corrisponde, solo per apparente paradosso, l’utilizzo senza limiti della categoria odierna dei “beni comuni”, estesa a sempre nuovi interessi, che poco o nulla hanno a che fare col regime dei beni.
Un contrasto che abbisogna, più che di una sintesi, di una più rigorosa opera di definizione degli assetti collettivi, che non possono più essere limitati nella stretta definizione della legge del 1927, ispirata dalla sua vocazione liquidatoria, ma che non possono essere per questo confusi in una definizione talmente generale da restare povera di significati specifici.